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Ho smesso da tempo di frequentare i gruppi Facebook e i forum dedicati alla fotografia, in particolare quelli che danno l’opportunità di pubblicare le proprie foto per farle vedere e commentare.
Il motivo è semplice: trovo quasi esclusivamente foto insensate, prive di concetto, tecnica e senso. Mi chiedo spesso perché ci sia così poca consapevolezza in quello che facciamo.
C'è un'affermazione di Luigi Ghirri che risuona profondamente nell'animo di chiunque abbia mai impugnato una macchina fotografica con l'intento di andare oltre il semplice "click": "Fotografare non è guardare, è pensare". Questa frase, apparentemente semplice, racchiude in sé l'essenza più profonda e filosofica della pratica fotografica.
Non si tratta solo di inquadrare una scena e premere un pulsante; è un processo che nasce molto prima, nella mente, e che continua ben oltre lo scatto.
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Oltre la retina: il ruolo della mente
Spesso, nell'era delle immagini onnipresenti, tendiamo a credere che fotografare sia un atto puramente visivo, un rapido riflesso di ciò che i nostri occhi percepiscono. Ma Ghirri ci invita a un livello di comprensione superiore. Il "pensare" a cui si riferisce non è una riflessione intellettuale astratta, ma un modo di elaborare, interpretare e dare significato a ciò che ci circonda.
Prima ancora che il dito si posi sul pulsante di scatto, c'è un'attività cerebrale intensa. È la capacità di selezionare, di interpretare, di cogliere un frammento di realtà e di caricarlo di un significato che va oltre la sua mera rappresentazione. È il pensiero che ci guida a vedere la luce in un certo modo, a percepire una determinata composizione, a sentire l'emozione che una scena evoca. Non fotografiamo solo ciò che vediamo, ma ciò che sentiamo, ciò che ricordiamo, ciò che immaginiamo.
Il "perché" dietro il "cosa"
Se il "guardare" si limita al "cosa", il "pensare" ci porta al "perché". Perché proprio quella scena? Perché in quel momento? Cosa voglio comunicare con questa immagine? Quale frammento della mia percezione del mondo sto cercando di cristallizzare?
Il pensiero fotografico è un dialogo costante con il soggetto, con la luce, con lo spazio e, soprattutto, con noi stessi. È un processo di riconoscimento – riconoscere un'opportunità visiva – e di decisione – decidere come trasformare quella visione in un'immagine. Questo processo include la scelta della prospettiva, del momento esatto, della messa a fuoco, della profondità di campo. Ogni singola decisione non è casuale, ma è il frutto di un processo mentale, consapevole o meno, che influenza profondamente il risultato finale.
Costruire la realtà, non solo copiarla
In quest'ottica, la fotografia diventa molto più di una semplice riproduzione del reale. Diventa un atto di costruzione della realtà, o meglio, della nostra realtà filtrata dalla nostra mente. Ogni immagine che creiamo è una manifestazione del nostro pensiero, una traccia visibile del modo in cui abbiamo percepito e interpretato il mondo in un dato istante.
Luigi Ghirri, con le sue immagini apparentemente semplici ma cariche di significato, ci ha insegnato a guardare oltre l'evidenza, a trovare la poesia nel quotidiano, a trasformare l'ordinario in straordinario attraverso il potere del pensiero. Ci ha mostrato che la vera fotografia nasce non tanto da un occhio acuto, quanto da una mente attenta, curiosa e riflessiva.
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