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Nella vita in genere abbiamo la tendenza a trovare maggiore soddisfazione nell’avere “più cose”. Portando un esempio banale, ma che sono sicuro potrebbe anche toccarti nel personale, prova a pensare quanti abbonamenti attivi hai a vari servizi… Spotify Sky? Netflix? Apple? Disney Plus? Un abbonamento ad una rivista (esistono ancora?).
Ogni cosa che “riusciamo” ad aggiungere ci da maggiore soddisfazione. Sebbene solo apparente… e questo lo sai anche tu in fondo.
Ma dove voglio andar a parare? E cosa centra con la fotografia? Il concetto è questo: a differenza della vita dove, all’idea di dover rinunciare/tagliare/eliminare qualcosa ci fa andare in affanno ed agitazione (pensaci… se domani devi rinunciare “per forza” a qualche abbonamento che tanto ti piace), nella fotografia il segreto per scattare immagini potenti e memorabili risiede nell'esatto opposto: imparare a togliere.
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La mia esperienza personale
Ricordo una delle mie prime escursioni fotografiche in montagna, quando ero pervaso da un misto di entusiasmo e ansia. Ero eccitato all'idea di immortalare paesaggi straordinari, ma allo stesso tempo temevo di non riuscire a trasmettere la bellezza di quei luoghi attraverso le mie immagini.
Armato della mia reflex e di uno zaino colmo di obiettivi, filtri e accessori di ogni tipo, mi sentivo pronto ad affrontare ogni possibile scenario. Ogni angolo, ogni scorcio sembrava meritare una foto, ma più scattavo, più mi rendevo conto che le mie immagini erano confuse, sovraccariche.
Cercavo di raccontare troppo e, paradossalmente, finivo per non raccontare niente.
Dopo vari tentativi infruttuosi e una crescente frustrazione, decisi di fermarmi un attimo a riflettere. Fu allora che compresi l'importanza della sottrazione. Mi fermai, chiusi la borsa e decisi di osservare davvero ciò che avevo davanti. Un ruscello serpeggiava tra le rocce, incorniciato da alberi spogli e radici aggrovigliate. Invece di tentare di includere ogni elemento nel fotogramma, mi concentrai solo su quella scena: l'acqua, le rocce, e i rami che sembravano voler abbracciare il corso del fiume.
Decisi di usare un teleobiettivo e inquadrare solo la parte essenziale. Il resto? Eliminato. Nessun cielo che distraesse, nessuna foglia gialla che rubasse l'attenzione. Solo il fluire dell'acqua tra le pietre, con una lunga esposizione a rendere l'effetto morbido e avvolgente. E fu lì che scoprii il vero potere della sottrazione.
Dalla fotografia alla vita
Non è stato solo un momento tecnico, ma un vero e proprio cambio di prospettiva. Mi sono accorto che, proprio come in fotografia, anche nella mia vita stavo accumulando troppe cose inutili: preoccupazioni, pensieri superflui, impegni che in realtà non aggiungevano nulla di valore.
Ad esempio, avevo l'abitudine di dire sì a ogni richiesta di aiuto o impegno sociale, temendo di deludere qualcuno. Ma così facendo, finivo per trascurare le mie vere priorità, come la mia famiglia e il tempo per me stesso. Eliminando il superfluo, mi sono ritrovato con più tempo ed energia per ciò che davvero contava.
Il valore della sottrazione in fotografia
In fotografia, togliere non significa perdere qualcosa, ma dare forza a ciò che resta. Ogni elemento superfluo che eliminiamo ci avvicina di più all'essenza dell'immagine. Come quando si scolpisce una statua: il marmo in eccesso va rimosso, e solo allora emerge la forma autentica nascosta al suo interno. Questo concetto si applica anche alla composizione: spesso siamo tentati di includere troppo, per paura che "mancare" un elemento possa compromettere il risultato. In realtà, l'immagine si rafforza quando riusciamo a eliminare ciò che distrae e porta l'attenzione fuori tema.
La prossima volta che uscirai a fotografare, prova questo esercizio: invece di aggiungere elementi, sottraili. Cerca di identificare cosa davvero conta nella scena e componi l'immagine intorno a quell'elemento. Potrebbe essere un dettaglio in una facciata antica, un singolo albero solitario in mezzo a un campo, o anche l'ombra che si proietta sul muro di una strada secondaria.
Pensa a come i grandi fotografi minimalisti sfruttano proprio questo principio: pochi elementi, posizionati con cura, creano immagini potenti e iconiche. Fotografi come Michael Kenna, con i suoi paesaggi avvolti nel silenzio e nella nebbia, o Fan Ho, maestro delle luci e delle ombre nelle strade di Hong Kong, hanno costruito la loro poetica visiva proprio attraverso la sottrazione.
Tecniche pratiche per sottrarre
Un altro approccio utile è cambiare punto di vista: abbassarsi per escludere elementi di disturbo, avvicinarsi per isolare il soggetto o sfruttare un'apertura del diaframma ampia per sfocare lo sfondo e ridurre visivamente le distrazioni.
La chiave è imparare a vedere la scena non per quello che contiene, ma per quello che puoi togliere per rafforzarla.
Imparare a sottrarre significa anche educare l'occhio a riconoscere le distrazioni: i cartelli stradali che rovinano un paesaggio urbano, i rami che tagliano la silhouette di un soggetto, le ombre indesiderate che spezzano l'armonia di una scena. La bravura del fotografo sta proprio nel riconoscere questi elementi e nel trovare il modo di escluderli dal fotogramma o di integrarli in modo intelligente.
Conclusione
Così come nella vita, dove spesso cerchiamo di riempire ogni spazio con oggetti, attività o pensieri superflui, la fotografia ci insegna che è l'essenziale a fare la differenza. Sottrarre non è mai una perdita, ma un modo per dare più valore a ciò che conta davvero.
Prova a guardare il mondo con occhi nuovi e chiediti sempre cosa puoi togliere per rendere ciò che resta ancora più forte e significativo. Ogni volta che scatti una foto, rifletti su cosa davvero merita di essere raccontato. Il tuo obiettivo non è catturare tutto, ma cogliere l'essenza di ciò che hai davanti. E ricorda: in fotografia, meno spesso significa molto di più.
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