Pioggia, Freddo e PAESAGGI FANTASTICI
La zona di comfort è uno stato psicologico in cui un individuo percepisce tutto come familiare e si sente a suo agio, sperimentando bassi livelli di ansia e stress. Nella zona di comfort i comportamenti e le prestazioni divengono costanti (Wikipedia)
Tieni a mente questo termine “zona di comfort” perché sarà oggetto di questa storia: il backstage fotografico ai Laghi di Fusine dal quale ho tratto un video che trovi di seguito.
Se questa è la prima volta che leggi questa mia newsletter allora forse ti sei perso gli episodi precedenti, trovi l’archivio completo cliccando qui.
Io, come fotografo, sono sempre alla ricerca di paesaggi naturali che suscitino in me un'emozione particolare. E i Laghi di Fusine sono sicuramente uno di questi.
La loro bellezza mozzafiato mi trasporta in un mondo di pace e serenità. Il colore turchese dell'acqua si fonde perfettamente con il verde intenso della vegetazione circostante, creando un contrasto cromatico davvero affascinante.
In ogni stagione, i Laghi di Fusine presentano un'atmosfera diversa ed in autunno, il fogliame cambia colore regalando spettacolari paesaggi dai toni caldi e dorati. Se c’è il sole.
Ma se sei fortunato come me, ti becchi questo spettacolo in una condizione atmosferica in bilico tra il temporale e le nuvole basse. Una delle condizioni migliori - a mio parere - per fotografare.
Il loro paesaggio incontaminato mi permette di creare immagini uniche e memorabili.
In sintesi, i Laghi di Fusine sono un vero e proprio paradiso per gli occhi di un fotografo, dove la natura offre paesaggi mozzafiato e l'arte della fotografia diventa un mezzo per esprimere la propria emozione e meraviglia.
368 Km e 4 Ore in auto per trovare freddo e pioggia. Che senso ha?
Se devo essere onesto la prospettiva di queste condizioni non è che mi faccia esaltare, è una brutta sensazione che provo sempre quando si prospettano uscite fotografiche così.
Tanta strada. Tutto si bagna. Occhio a quando apri lo zaino, a quando cambio obiettivo, non posso sedermi un attimo, c’è il rischio di scivolare, mi si intorpidiscono le dita e non riesco a fare nulla, e le gocce sull’obiettivo… Una rottura di p atomica.
Non ero decisamente sulla mia “zona di comfort”
E quel giorno ho dovuto affrontare ogni punto elencato. Ma ho anche appreso nel tempo che i risultati migliori solitamente si ottengono proprio in queste condizioni difficili.
Abbiamo trovato parecchia pioggia è vero, ma nei momenti dove questa ci lasciava un attimo tranquilli ci metteva davanti un paesaggio incredibile.
Il meglio a mio parere lo abbiamo ottenuto sulla seconda parte del giro, quello al primo dei due laghi che trovi arrivando in auto.
La cosa da fare era semplice: girare attorno al lago
All’inizio ero perplesso. L’idea di girare attorno al lago non sembrava darmi tante opportunità fotografiche, ma iniziamo il giro (in senso orario).
Ed inizia anche a piovere intensamente.
Ok. Bello il percorso, bella la casetta che abbiamo trovato, ma dal lato pratico tutte le foto che facevo le cestinavo senza rimpianti.
Ma poi la svolta. Ma non figurativa, una svolta in tutti i sensi: il percorso faceva una svolta secca a destra e da la è scattato qualcosa.
Sicuramente era la luce che, da quella prospettiva, dava un senso totalmente diverso a quello che avevamo davanti. I colori, ma sopratutto i contrasti, erano totalmente cambiati.
In queste condizioni secondo me non serve essere grandi fotografi per ottenere buoni immagini. Piuttosto bisogna essere dei bravi osservatori o semplicemente “fotografare” perché le immagini sono li davanti a te. Quasi tutte bellissime. Si tratta solo di catturarle. Ma non lo avrei mai potuto fare se non ero la.
Cosa possiamo trarne da questa esperienza?
Mi ricordo molto bene un commento che ho ricevuto sotto il video. Ora è sparito, non ho idea del motivo, forse cancellato dall’autore, ma me lo ricordo e faceva più o meno così:
“Beh… definire queste le condizioni migliori per fotografare non credo proprio…”
Non ricordo cosa ho risposto. Forse non ho proprio risposto a dire il vero, ma mi è subito venuto in mente il concetto di “zona di comfort”. Ora risponderei in questo modo:
“Benché la zona di comfort sia rassicurante, gli psicologi consigliano di varcarne i confini per permettere all'individuo di eliminare le convinzioni limitanti e le paure, accrescere l'autostima, crescere, e migliorare la propria vita e i propri rendimenti. Inoltre, affrontare lo stress e smettere di consolidare nuove abitudini permette alla mente di partecipare al processo decisionale, e di vivere così nuove esperienze (cosa che all'interno della zona di comfort sarebbe altrimenti impossibile).”